sabato 17 marzo 2007

Le telecamere di Amato e la macchina fotografica di Scarfone

Dentro quest’ultimo secchio della spazzatura la sovraeccitazione da scandalo è trans. Trans come Vladimir Luxuria che siede tranquilla in Parlamento, racconta dei suoi gatti e delle sue pantofoline rosa, raccoglie i capelli, va in tivù, vota la Finanziaria, si veste sobriamente da donna ed è molto carina, molto pacata, fino a ieri persino molto certa di essere il simbolo di una modernità accogliente e reale, non solo da gabbietta espositiva: un’onorevole transessuale che al massimo dovrà subire qualche sciocca battuta sul bagno da usare alla Camera, ma potrà esprimere con disinvoltura i bisogni di un mondo allegro e riconosciuto, perfettamente mescolato agli altri mondi in nome del saper stare in società sorridendo, in nome anche di una legge che regolerà i rapporti, le eredità e le convivenze fra persone dello stesso sesso – che poi si vestiranno come credono. Invece adesso il trans, anzi l’idea potente di andare “a transessuali” di notte dentro una macchina per le strade di Roma (come da indecenti intercettazioni pubblicate dappertutto) ha svelato al mondo una stupefacente invasione di vecchie zie zitelle col fazzolettino di pizzo nella manica.

L’insinuazione, avvolta in sgangherate maldicenze telefoniche, che il portavoce del governo possa farsi gli affari propri in privato e divertirsi come crede la notte è parsa gigantesca, terrificante: tutti negano, corrugano la fronte, giurano che Silvio Sircana è una bravissima persona, “moralmente ineccepibile”, vittima di un vergognoso complotto politico, e il presidente del Consiglio, Romano Prodi, ha detto che si schiera al suo fianco perché gli crede, cioè crede alla normalità sessuale e notturna del suo collaboratore, è certo che mai e poi mai farebbe certe cose la notte con gente tipo Vladimir Luxuria (che saggiamente dovrebbe offendersi e uscire da quella gabbietta d’oro).

Ma non eravamo moderni, fichissimi e mondani? Orgogliosamente consapevoli della complessità umana, soprattutto gonfi di naturalezza nell’osservare il mondo e attenti a non chiamare mai trasgressioni i normali usi e abusi quotidiani. Invece all’improvviso spunta qualche immaginato trans in minigonna sulla Salaria e casca il mondo. Con un’isterizzazione totale, colma di un giudizio morale fuori moda, con uno stupore nervoso antiquato e controtendenza. E, naturalmente, con liberatorio disprezzo verso il fotografo, Massimiliamo Scarfone (“io giro come una trottola tutta la notte per fare foto di gossip da parrucchiere”), che ha creato in un istante quel che il sindaco di Roma vorrebbe da tempo fare in città, quel che il ministro dell’Interno Giuliano Amato propone dappertutto sulle strade delle lucciole. “Quando si cita la privacy a difesa di uno squallido maschio che gira per la Salaria alla ricerca di ragazze dalle quali ottenere a pagamento ciò che non sa ottenere altrimenti, beh, della sua privacy mi interessa ben poco”, disse Amato sul finire dell’estate, ma adesso è molto turbato da questa brutta storia e vuole fermare la violenza delle intercettazioni con una legge. Amato e Veltroni vogliono le telecamere per spiare i clienti delle puttane, purtroppo Massimiliano Scarfone aveva solo una macchina fotografica.

Annalena Benini, 16 marzo 2007.