mercoledì 25 aprile 2007

La scoperta dell'acqua

Le risorse idriche sono una cosa seria, bisogna pagarle per migliorarle

In seconda pagina ci occupiamo delle singolari abitudini igieniche del presidente del Wwf Italia, Fulco Pratesi. Egli risponde al problema del risparmio idrico con una certa dose di stravaganza e di moralismo. In realtà, i consumi privati di acqua corrispondono al cinque per cento del totale e non è lo spazzolino la causa delle crisi idriche. Però le posizioni estreme possono servire a ragionare. In Italia, in gran parte della popolazione – nonostante ancora oggi i razionamenti idrici siano utilizzati in alcune zone del Mezzogiorno, peraltro ricche di acque disponibili – è subentrata una certa disinvoltura nell’attitudine al consumo, come se limitare gli sprechi fosse socialmente disdicevole. Seconda questione: la ristrutturazione della rete. Da almeno trent’anni, indipendentemente dalla piovosità (quest’anno è scarsa, ma la rete era un colabrodo anche negli anni precedenti), si discute della necessità di ammodernare la rete idrica. Il nostro è un paese che ha una disponibilità di acqua procapite molto elevata e una altissima inefficienza della distribuzione. I calcoli oscillano, ma ragionevolmente si stima che il 13 per cento delle famiglie ha problemi di disservizi idrici, che la dispersione d’acqua (cioè la differenza tra quanto immesso in rete e quanto viene consumato) è del 28 per cento, che diventa il 36 per cento nel Mezzogiorno, con picchi del 50 per cento. La questione è ancora più grave se si misuri il rapporto tra acqua immessa in rete e acqua fatturata. Solo il 59,9 per cento dell’acqua viene pagata, il resto si perde negli sprechi, nei disservizi e nei furti. Queste cifre non sono segrete, sono pubbliche. Esiste un’autorità di vigilanza sulle risorse idriche che le raccoglie. Dunque, invece di invocare ciclicamente lo stato emergenziale, i governi dovrebbero lavorare a una soluzione. La strada migliore è quella dell’aumento del prezzo. A Roma l’acqua costa 0,88 euro al metro cubo, ad Amsterdam 1,47 (a Berlino, dove si esagera nell’altro senso, 4,30). L’aumento del prezzo sarebbe un disincentivo al consumo facile e consentirebbe di reperire una parte delle risorse necessarie a una ristrutturazione generale della rete idrica il cui costo è calcolato in oltre 50 miliardi di euro, compresi gli impianti di depurazione, la rete fognaria o i desalinizzatori. Anche perché c’è un altro tema pressante: da qualche anno per l’approvvigionamento idrico estivo, le centrali elettriche fanno concorrenza all’agricoltura. Per non correre il rischio, un giorno o l’altro, di dover scegliere tra ortaggi e condizionatori d’aria, bisogna investire. Gli appassionati di reti tengano a mente che l’acqua non è meno importante dei telefoni.

Il foglio, 25 aprile 2007